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Il sacro fuoco dell'arte di tradurre
投稿者: Letizia Ridolfi
Luca Ruella
Luca Ruella  Identity Verified
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predisposizione Jan 12, 2011


Pensavo che intendessi una sorta di predisposizione Luca.


Ma infatti la predisposizione c'è in tutto. Ad es. io sono negato per il disegno, potrei fare tutte le scuole di arte del mondo, ma sarei un pittore del piffero.

Allo stesso modo il mondo è pieno di gente negata per le lingue, per la tecnologia o per la precisione, che a prescindere dall'impegno profuso non potrebbe mai avere successo in questo campo.


 
Mariella Bonelli
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La capacità di gestirsi autonomamente Jan 12, 2011

Federica D'Alessio wrote:
Queste che indichi sono tutte cose che per fortuna si possono acquisire. Non ci devi nascere, non ci devi essere 'tagliato'. L'unica cosa, a mio modo di vedere, per la quale devi essere 'tagliato' è che devi avere una passione fuori dal comune per la parola scritta, e devi anche essere disposto a sacrificarla e in parte a piegarla alla professione.


Ne aggiungerei un'altra, forse più pratica, ma altrettanto fondamentale: la capacità di autogestirsi. Si può essere dei maghi della traduzione, ma se non si è in grado di sapersi vendere e di risolvere con successo i problemi pratici, difficilmente si riesce a vivere degnamente di questo mestiere. Purtroppo a noi succede un po' come a molti artisti, geniali nelle loro creazioni, ma incapaci di collocarsi nel loro settore. Basta leggere questo forum per avere la prova che molti traduttori non hanno la minima idea di cosa voglia dire a livello pratico essere liberi professionisti, non sanno reperire informazioni, non sanno trovare una loro direzione e molti affonderanno nella melma prima di sollevarsi per intraprendere il loro cammino. Al più impareranno a sopravvivere, non a vivere del loro lavoro.


 
Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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Tradurre non è un'arte, è un mestiere creativo Jan 12, 2011


Ma infatti la predisposizione c'è in tutto. Ad es. io sono negato per il disegno, potrei fare tutte le scuole di arte del mondo, ma sarei un pittore del piffero.


Appunto, ma questo esempio per me è fuorviante, non c'è una 'predisposizione artistica' necessaria per fare il traduttore. 'Il sacro fuoco dell'arte del tradurre', il titolo di Letizia, è molto simpatico per questo, perché smonta l'aura artistica attorno a questo mestiere, che di artistico in my opinion ha veramente ben poco. Ma la cosa interessante è che non è affatto necessario che un mestiere sia 'artistico' per essere molto, molto appassionante.
Creativo sì: la traduzione è un mestiere creativo. Artistico no. Artistico è tutta un'altra cosa, secondo me.


 
Valeria Sciarrillo
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Predisposizioni... Jan 12, 2011

La precisione maniacale è una predisposizione, ma lo sono anche la capacità di rielaborazione e soprattutto la competenza nella lingua d'arrivo. Secondo me, a vent'anni è impossibile trasformare un italiano opinabile in un italiano perfetto e spontaneo se non lo si è imparato da piccoli, e anche lì si tratta al 50% di predisposizione e al 50% di condizioni ambientali favorevoli (scuola, famiglia, abitudine alla lettura...).

Idem per la rielaborazione: ho corretto spesso testi d
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La precisione maniacale è una predisposizione, ma lo sono anche la capacità di rielaborazione e soprattutto la competenza nella lingua d'arrivo. Secondo me, a vent'anni è impossibile trasformare un italiano opinabile in un italiano perfetto e spontaneo se non lo si è imparato da piccoli, e anche lì si tratta al 50% di predisposizione e al 50% di condizioni ambientali favorevoli (scuola, famiglia, abitudine alla lettura...).

Idem per la rielaborazione: ho corretto spesso testi di un traduttore che non riusciva proprio a ridisporre gli elementi della frase in modo da creare una struttura italiana, e questo addirittura lo portava a fraintendere la frase inglese. In parte non rileggeva, ma in buona parte non riusciva ad interpretare il testo sorgente (e aveva 10 anni d'esperienza!).

Anche io ho attraversato la fase in cui la prima bozza "suonava" molto anglosassone, ma dopo qualche mese, un po' da sola e un po' grazie alle correzioni di altri, ho imparato a distaccarmi dalla struttura della frase inglese e adesso riesco a rielaborare il grosso della frase già mentre la sovrascrivo (tranne casi più complessi o se sono stanca).
Va bene che ho avuto la possibilità di tradurre tanto e rivedere tanto, e di essere sempre seguita da qualcuno (ho sempre lavorato in-house), ma altre persone che mi hanno preceduto, seguite e controllate dallo stesso responsabile, non hanno migliorato queste capacità, e il motivo sta nella predisposizione.
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Silvia Prendin
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Essere intraprendenti Jan 14, 2011

Mariella Bonelli wrote:
Ne aggiungerei un'altra, forse più pratica, ma altrettanto fondamentale: la capacità di autogestirsi. Si può essere dei maghi della traduzione, ma se non si è in grado di sapersi vendere e di risolvere con successo i problemi pratici, difficilmente si riesce a vivere degnamente di questo mestiere. Purtroppo a noi succede un po' come a molti artisti, geniali nelle loro creazioni, ma incapaci di collocarsi nel loro settore. Basta leggere questo forum per avere la prova che molti traduttori non hanno la minima idea di cosa voglia dire a livello pratico essere liberi professionisti, non sanno reperire informazioni, non sanno trovare una loro direzione e molti affonderanno nella melma prima di sollevarsi per intraprendere il loro cammino. Al più impareranno a sopravvivere, non a vivere del loro lavoro.

Leggi: intraprendenza.


 
Silvia Prendin
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Analogie Jan 14, 2011

Federica D'Alessio wrote:
Appunto, ma questo esempio per me è fuorviante, non c'è una 'predisposizione artistica' necessaria per fare il traduttore. 'Il sacro fuoco dell'arte del tradurre', il titolo di Letizia, è molto simpatico per questo, perché smonta l'aura artistica attorno a questo mestiere, che di artistico in my opinion ha veramente ben poco. Ma la cosa interessante è che non è affatto necessario che un mestiere sia 'artistico' per essere molto, molto appassionante.
Creativo sì: la traduzione è un mestiere creativo. Artistico no. Artistico è tutta un'altra cosa, secondo me.

Un designer si occupa di arte? O ne è estraneo a tuo avviso? Il designer sta al traduttore tecnico come il pittore sta al traduttore letterario. Ci sono designer che dipingono
Ci sono fotografi che fanno i designer. Anche la fotografia è arte. Ad alti livelli. Questo dimostra che l'arte non sta nel mezzo utilizzato, ma nel risultato, o nel processo per raggiungere il risultato.


 
Cecilia Di Vita
Cecilia Di Vita  Identity Verified
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uno solo? Jan 14, 2011

Valeria Sciarrillo wrote:Idem per la rielaborazione: ho corretto spesso testi di un traduttore che non riusciva proprio a ridisporre gli elementi della frase in modo da creare una struttura italiana, e questo addirittura lo portava a fraintendere la frase inglese. In parte non rileggeva, ma in buona parte non riusciva ad interpretare il testo sorgente (e aveva 10 anni d'esperienza!).


ne hai visto uno solo, di traduttori che si scordano di come si scrive in italiano? Io che di lavoro faccio l'editor, darei spesso testate al muro quando mi tocca di correggere certe robe. Il suggerimento di Riccardo di revisionare solo la versione tradotta (io personalmente preferisco dormirci su una notte, se questo poi non è possibile per questioni di tempo consiglio comunque di distrarsi prima di mettersi a fare la revisione - chessò spalmarsi sul divano guardando TV trash e ingurgitando fette di pandoro con la nutella ) è assolutamente indispensabile, come è indispensabile usare il correttore ortografico ed effettuare una prima revisione col testo originale sotto mano. Direi che almeno queste 3 fasi di QA siano indispensabili, poi se uno volesse anche strafare usando strumenti più specifici (che in commercio abbondano, alcuni dei quali gratuiti), tanto meglio.

Ultimo punto: è vero che anche chi ha la laurea in traduzione non fa traduzioni perfette dal giorno successivo al conseguimento della laurea, però certi concetti che nelle varie SSLMIT ti inculcano a forza di ripeterli, in altre univrsità non li menzionano neanche. Voglio dire: si ha un tipo di preparazione più mirata che non a lingue, dopodiché è l'esperienza, il duro lavoro e la continua voglia di imparare cose nuove e di migliorarsi che ti rende un buon traduttore.

Quindi Letizia secondo me tu sei su un'ottima strada perchè:

1. Chiaramente hai una passione per questo lavoro
2. Sei critica e obiettiva riguardo al tuo lavoro
3. Sei disponibile a fare qualcosa di concreto per migliorarti, ovvero iscriverti a un corso specifico

Non vedo nessun motivo per cui non dovresti riuscire nel tuo intento!!! Datti tempo, mettici tutto l'impegno che puoi e vedrai che i risultati non tarderanno ad arrivare!!

Ah, e goditi la gravidanza e il tuo pargolo quando arriverà!! In bocca al lupissimo per tutto!

Cecilia


 
Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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La differenza è un'altra Jan 15, 2011

Silvia P. wrote:

Un designer si occupa di arte? O ne è estraneo a tuo avviso? Il designer sta al traduttore tecnico come il pittore sta al traduttore letterario. Ci sono designer che dipingono
Ci sono fotografi che fanno i designer. Anche la fotografia è arte. Ad alti livelli. Questo dimostra che l'arte non sta nel mezzo utilizzato, ma nel risultato, o nel processo per raggiungere il risultato.


La fotografia è un'arte senz'altro. Il design, non lo metto in dubbio. L'architettura è indubbiamente un'arte. La traduzione no.
La differenza - enorme, a mio parere - sta nel tipo di processo creativo alla base di questi mestieri, come tu stessa dici, tra l'altro. La traduzione passa da una lingua all'altra e il traduttore deve servire un messaggio altrui, che non è il proprio e che non è una libera interpretazione a partire dall'esperienza vissuta o dal sogno. La traduzione non si basa sulla libera ispirazione. Si basa sulla correttezza del riporto di un testo, per quanto letterario possa essere. C'è molta creatività in questo, ripeto, ma non c'è arte. L'arte è una libera creazione in cui tu sei autore, non sei traduttore.
L'autore è una cosa, il traduttore è un'altra. Senza autori non ci sarebbero traduttori, il contrario non è vero. Il nostro è un mestiere subordinato all'opera artistica (non sempre artistica, ovviamente) di altri, messo al servizio dell'arte di altri. Non è un'arte in quanto tale.
Non ci vedo niente di male in questo, ripeto, non toglie un grammo alla bellezza e alla creatività di questo mestiere, che anzi dona all'arte - narrativa - una ricchezza in più, semmai. Ma è un'altra cosa.


 
Angie Garbarino
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Sono d'accordo Jan 15, 2011

Federica D'Alessio wrote:
La traduzione passa da una lingua all'altra e il traduttore deve servire un messaggio altrui, che non è il proprio e che non è una libera interpretazione a partire dall'esperienza vissuta o dal sogno. La traduzione non si basa sulla libera ispirazione. Si basa sulla correttezza del riporto di un testo, per quanto letterario possa essere. C'è molta creatività in questo, ripeto, ma non c'è arte. L'arte è una libera creazione in cui tu sei autore, non sei traduttore.
L'autore è una cosa, il traduttore è un'altra. Senza autori non ci sarebbero traduttori, il contrario non è vero. Il nostro è un mestiere subordinato all'opera artistica (non sempre artistica, ovviamente) di altri, messo al servizio dell'arte di altri. Non è un'arte in quanto tale.
Non ci vedo niente di male in questo, ripeto, non toglie un grammo alla bellezza e alla creatività di questo mestiere, che anzi dona all'arte - narrativa - una ricchezza in più, semmai. Ma è un'altra cosa.


L'arte è espressione del pensiero dell'autore come la musica, la pittura, anche la fotografia certo (quando il fotografo fotografa in un modo suo particolare ma è suo)

Il traduttore no, non esprime nessun pensiero suo, semplicemente trasporta in un'altra lingua il pensiero di qualcun altro, quindi appunto al massimo serve creatività ma solo in certi tipi di traduzione.

Credo che il bravo traduttore sia un tecnico della parola, un linguista, un creativo a volte ma non un artista.

Ciao!


 
Giovanni Guarnieri MITI, MIL
Giovanni Guarnieri MITI, MIL  Identity Verified
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Achtung! Jan 15, 2011

Non ditelo su Biblit!

 
T F F
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Il sacro fuoco è quello che porta il traduttore ad "empaticare"! Jan 15, 2011

Federica D'Alessio wrote:
L'autore è una cosa, il traduttore è un'altra. Senza autori non ci sarebbero traduttori, il contrario non è vero. Il nostro è un mestiere subordinato all'opera artistica (non sempre artistica, ovviamente) di altri, messo al servizio dell'arte di altri. Non è un'arte in quanto tale.


Ora, io non so dire se sono in accordo o in disaccordo con questo tuo pensiero, Fede...cmq credo che il cuore della faccenda stia tutto qui!

Secondo me è una questione di "empatia"...

È infatti verissimo quello che dice Federica: la creazione è altrui, il traduttore deve servire alla creazione altrui...Questo servizio tuttavia non si limita alla riproduzione di un risultato altrui, ma deve - secondo me - consistere nella rievocazione del momento creativo che ha dato vita a quel risultato! In altre parole, il ripetersi del momento (non dell'atto!) creativo nell'animo di chi traduce è la vera causa che dà come effetto la traduzione.
L'eccellenza si ottiene quindi quando il traduttore riesce ad essere duttile al punto da scrivere come se fosse posseduto non già "dall'autore del testo", ma "da ciò che ha posseduto l'autore durante l'atto creativo"!
E si può andare anche oltre l'eccellenza quando il traduttore è padrone delle stesse conoscenze (qualche volta anche di più!) che ha l'autore: se il calibro della mente del traduttore è lo stesso della mente dell'autore, il pensiero creato dall'autore potrà fluire libero senza incontrare strozzature, arrivando così intero al destinatario...

Finisce qui? No! Il traduttore - duttile e colto - ha sempre una dote in più / più sviluppata rispetto all'autore: il traduttore possiede più dati relativi "all'orecchio" del destinatario del testo, di modo che potrebbe - se occorresse! - intervenire sul testo in modo da renderlo ancora più comunicativo di quanto l'autore stesso potesse sperare di fare durante il "momento dell'atto creativo"!

Insomma: al traduttore non è chiesto di "strappare un contenuto dalle mani del nulla" (atto creativo), ma piuttosto di immergersi nella profondità di quel contenuto per - io dico empaticare ovvero - mettersi nei panni di chi lo ha prodotto, rievocare la sua condizione e, da questa condizione, iniziare - mediante la "propria arte" - a (ri)dare vita al contenuto!

Letizia, per quello che hai dimostrato in ogni singolo intervento qui sul forum, sono certo che sei assolutamente in grado di fare questo "mestiere"...Forse è solo questione di mettere a fuoco, di lasciarti andare...Sai metterti in discussione come pochi e questo ti permette di acquisire conoscenza e sicurezza in quantità e con rapidità...Ovviamente devi riuscire a non mollare, che spesso non è facile!

In bocca al branco,
RR


 
Letizia Ridolfi
Letizia Ridolfi
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TOPIC STARTER
Grazie Jan 15, 2011

Renato Renno wrote:

Letizia, per quello che hai dimostrato in ogni singolo intervento qui sul forum, sono certo che sei assolutamente in grado di fare questo "mestiere"...Forse è solo questione di mettere a fuoco, di lasciarti andare...Sai metterti in discussione come pochi e questo ti permette di acquisire conoscenza e sicurezza in quantità e con rapidità...Ovviamente devi riuscire a non mollare, che spesso non è facile!

In bocca al branco,
RR


O meglio, crepi il lupo Renato!
In effetti ho vacillato, ma nuovamente indomita ho ripreso a darmi da fare e a fare test per agenzie e a interessarmi a corsi di specializzazione. Inoltre, seguendo il consiglio che un altro traduttore più esperto aveva elargito ad un neofita del forum, ho anche dato la mia disponibilità a lavorare come traduttore volontario per un paio di associazioni, che fa poco conto in banca, ma pare molto curriculum...
Grazie comunque a tutti, come sempre utilissimi!!!
Buon w/e
Le


 
Silvia Prendin
Silvia Prendin  Identity Verified
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L'arte Jan 15, 2011

Federica D'Alessio wrote:
La fotografia è un'arte senz'altro. Il design, non lo metto in dubbio. L'architettura è indubbiamente un'arte. La traduzione no.
La differenza - enorme, a mio parere - sta nel tipo di processo creativo alla base di questi mestieri, come tu stessa dici, tra l'altro. La traduzione passa da una lingua all'altra e il traduttore deve servire un messaggio altrui, che non è il proprio e che non è una libera interpretazione a partire dall'esperienza vissuta o dal sogno. La traduzione non si basa sulla libera ispirazione. Si basa sulla correttezza del riporto di un testo, per quanto letterario possa essere. C'è molta creatività in questo, ripeto, ma non c'è arte. L'arte è una libera creazione in cui tu sei autore, non sei traduttore.


Sicuramente dipende dal tipo di traduzione. Il catalogo della ferramenta è una cosa, un messaggio pubblicitario è tutt'altra cosa, solo per fare un esempio. Il fotografo che tu stessa hai legato all'arte lavora per lo più su commissione. Cosa significa? Che se deve vendere il profumo X, il vestito Y, o il messaggio Z che finisce nella rivista H, non è libero di fotografare quel che vuole, come supponi tu. Ha il vincolo del prodotto o del committente. Allo stesso modo ce l'ha il traduttore. Il designer che crea una collezione per la cucina "copiando" dalle opere del museo K cos'ha fatto se non interpretare opere di altri artisti secondo il proprio gusto personale?
Con questo non sto dicendo che tutto ciò che esce dalla mente del traduttore è arte... in un manuale di istruzioni c'è poca "arte" e molta costrizione, anche nell'uso innaturale della lingua, purtroppo, in nome della a volte abusata "consistency" o coerenza di stile e termini. Per tanti versi il traduttore è stato anche paragonato ad un artigiano, ma anche in questo caso potrebbero esservi obiezioni.

Questa è la definizione di arte citata dal dizionario Treccani:
capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, e quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati: l’a. del fabbro, del medico, del musicista, ecc. Secondo una distinzione antica: a. meccaniche (o manuali), i mestieri, in quanto richiedono pratica manuale e tendono alla fabbricazione di oggetti utili; a. liberali (o anche ingenue, gentili, lat. artes liberales, in quanto si confanno alla dignità dell’uomo libero), quelle che si esplicano soprattutto con l’intelletto, suddivise nel medioevo (circa dal 9° sec.) in arti del trivio (grammatica, dialettica, retorica) e arti del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica).

Tra l'altro, seguendo la tua logica, Botticelli è un artista, ma il pittore che copia il quadro di Botticelli non è un artista perché copia il prodotto di un altro, non ha creato nulla di veramente suo, si tratta in sintesi della "trasposizione" di un'opera. Anche copiare è un'arte! Non parliamo poi di saper interpretare e riproporre in una lingua diversa lo stile di un qualcun altro, il messaggio di qualcun altro...


 
Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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Testi, non intenzioni ;-) Jan 16, 2011

Renato Renno wrote:

L'eccellenza si ottiene quindi quando il traduttore riesce ad essere duttile al punto da scrivere come se fosse posseduto non già "dall'autore del testo", ma "da ciò che ha posseduto l'autore durante l'atto creativo"!

Insomma: al traduttore non è chiesto di "strappare un contenuto dalle mani del nulla" (atto creativo), ma piuttosto di immergersi nella profondità di quel contenuto per - io dico empaticare ovvero - mettersi nei panni di chi lo ha prodotto, rievocare la sua condizione e, da questa condizione, iniziare - mediante la "propria arte" - a (ri)dare vita al contenuto!



Renato, ciò che scrivi è interessante, credo però che dobbiamo darci un limite. Non potremo mai risalire al processo creativo dell'autore fino in fondo, e l'empatia deve sapersi fermare a un certo punto, altrimenti rischiamo una fortissima presunzione e la perdita di noi stessi: non potremo mai sapere fino in fondo che diamine passa nella testa delle altre persone, ecco. Sinceramente, io penso che noi traduciamo testi prima che autori. Sembrano sottili giochi di parole, un po' lo sono, in realtà, ma celano differenze interessanti. Noi possiamo tradurre - e prima ancora, leggere - testi di cui non conosciamo neanche l'autore, o di autori fittizi, e possiamo comprenderli e 'farli girare', metterli in comunicazione. Fino a dove, non si sa. Non lo sapremo mai, neanche l'autore ce lo potrà mai dire, e non solo perché è morto o misterioso. Molto spesso, come diversi colleghi traduttori editoriali mi hanno raccontato, è l'autore stesso, vivo e vegeto, che una volta che il testo è scritto non è capace di risalire alle proprie intenzioni e al perché ha messo quella parola lì.
A parlarci è il testo, insomma, secondo me. E il testo parla, molto spesso, ben oltre le intenzioni dell'autore, nel bene e nel male. Risalire troppo in là nelle intenzioni di chi l'ha scritto può essere fuorviante: traduciamo testi, non intenzioni, ed è a anche per questo che non siamo autori e il nostro processo creativo non è paragonabile a quello dell'artista. I traduttori, secondo me, sono prima di tutto dei bravissimi e attenti lettori, che leggono con attenzione e interpretano con creatività ciò che un testo dice, o che una persona scrive, cercando di metterlo in un'altra lingua fin dove è possibile. In questo usa anche elementi di tecnica artistica - ma - uso un linguaggio un po' strong - se non ci fosse il testo scritto, il traduttore di suo non avrebbe niente da dire. Per questo, secondo me, non è un'artista. Posto che è la vita intera, secondo me, a essere un'arte, e che tutto si può interpretare e vivere 'artisticamente', quindi anche tradurre, certo, ma questo è un altro discorso, o meglio, questo è il significato che dà alla parola il Treccani, una definizione super-generica che va bene per tutto e per niente, secondo me.

Quanto a chi copia il Botticelli: onestamente, non ti saprei dire. Però sicuramente, per fare un esempio, non credo che i restauratori siano artisti, pur avendo dalla propria la padronanza tecnica degli artisti. Il restauro si avvicina alla traduzione, da questo punto di vista, secondo me: sono mestieri di grande creatività, che richiedono la padronanza tecnica dell'arte (e non c'è dubbio che l'arte sia una grande questione di tecnica, la 'pura ispirazione', se esiste, porta poco lontano...), ma non si basano sul processo creativo dell''artista'. E ripeto, non è che artista significa 'superiore'. Non è un giudizio di valore. I restauratori sono menti sopraffine in molti casi, forse persino più sensibili, artisticamente degli artisti stessi, ma...non sono artisti. Di contro, ci sono anche artisti agghiaccianti - e ovviamente il giudizio è sempre soggettivo - che avrebbero fatto molto meglio a starsene zitti, probabilmente, ma non per questo sono meno artisti...o ancora, proseguendo: ci sono grandissimi traduttori che hanno svolto lavori impeccabili di traduzione ma non sono, per questo, autori del libro. Sono autori della traduzione del libro. Prima viene il libro, poi la traduzione. E la cosa non è tanto banale, perché una volta ho sentito dire da un gruppo di traduttori che secondo loro, chi legge in italiano un romanzo tradotto legge il 'loro' romanzo, del traduttore, non quello dell'autore. Cioè, in pratica se io leggo Balzac in italiano sto leggendo un romanzo del traduttore, e non di Balzac... Ecco questo mi sembra un delirio di presuzione, e di frustrazione, abbastanza gigantesco.


 
T F F
T F F  Identity Verified
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....ma i testi - più che di parole - sono fatti "di" intenzioni e "da" intenzioni! Jan 16, 2011

Renato Renno wrote:
L'eccellenza si ottiene quindi quando il traduttore riesce ad essere duttile al punto da scrivere come se fosse posseduto non già "dall'autore del testo", ma "da ciò che ha posseduto l'autore durante l'atto creativo"!

Federica D'Alessio wrote:
A parlarci è il testo, insomma, secondo me. E il testo parla, molto spesso, ben oltre le intenzioni dell'autore, nel bene e nel male.


...Lo sospettavo...stiamo dicendo la stessa cosa...eppure la diciamo in un modo così diverso, da sembrare che la pensiamo diversamente!

"A parlarci è il testo", secondo te...ed anche secondo me!!!!
Ecco cossa intendo con il "non essere posseduto dall'autore", quanto piuttosto da "ciò che ha posseduto l'autore"...È proprio il testo, o meglio "il significato" che esso incarna ad aver posseduto l'autore e stare in profondo ascolto (io dico empatico) di questa entità ci permette di fare al meglio il nostro lavoro!

Come dici tu meglio di me - infatti - a parlarci è il testo e noi dobbiamo stare in suo ascolto, affinché lui riesca a parlarci: del momento in cui è nato, del perché è nato, di dove può arrivare se fatto di quelle parole, e - anche magari - di dove con tutta evidenza sarebbe voluto arrivare se complicazioni di parto non avessero creato malformazioni...

Il testo è come la corda che l'apneista segue nella sua discesa verso le profondità: più hai aria nei polmoni e tecnica nell'anima, più la puoi seguire e vedere dove ti porta senza lasciarti vincere dalla convinzione che "non ci sia più niente oltre un certo punto"!


 
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